giovedì, ottobre 28, 2010

GO Cuneo, GO!

Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno.
Insegnagli a pescare e lo nutrirai per la vita.
Insegnagli ad andare in bicicletta
e subito capirà quant'è noiosa la pesca.


Tutto questo per pubblicizzare il rapporto di Legambiente sull'uso della bici e la mobilità ciclabile, uscito a settembre 2010:

L'a-bici, il punto sulle 'due ruote' in Italia
http://risorse.legambiente.it/docs/bicicletta-2010-1.0000001651.pdf

Il fatto rimarchevole è c'è pure Cuneo: il nostro capoluogo di regione è ben al 9° posto come "Indice di ciclabilità" e al 30° posto come km di piste ciclabili per km2 di superficie cittadina.

Quindi le infrastrutture ci sono.
Ora bisogna solo convincere le persone ad usare di più la bicicletta (il caro benzina almeno in questo potrebbe aiutare) e gli automobilisti a prestare attenzione non solo al cellulare mentre sono alla guida... ;)

domenica, ottobre 24, 2010

Random thoughts

(Pensieri casuali & dissociati, perché difetto in collante ultimamente)

In mancanza di spunti musicali, la colonna sonora di Kill Bill risolve sempre egregiamente la situazione.


E' ripreso (o forse non è mai cambiato) il classico clima Parigino. Bel tempo durante la settimana e pioggia nel weekend.

Pedalo sempre, e ogni tanto mi porto la macchina fotografica appresso.


Parc Citroen, inizio ottobre

E' uscito un altro articolo sul fenomeno italiano dei giovani che prendono la strada del lavoro all'estero: "Arrivederci, Italia: perché i giovani italiani se ne vanno", di Stephan Faris, comparso originariamente sul Time.

Mi son messo in testa che devo imparare a nuotare a delfino (o le papillon, in francese, che fa molto più scena). Così nonostante le tre nuotate settimanali col Club, oggi pomeriggio son tornato in acqua a far un po' di ondulazioni ed educativi. 'mo vediamo finché resisto!
Ps. notare anche il profilo su Nageurs.com, ora più colorato che mai. ;)

domenica, ottobre 17, 2010

Un grande post sbornia

E' domenica. Son da poco passate le tredici e ho un enorme cerchio alla testa. E un indolenzimento a quasi tutte le giunture, comprese tutte e due le spalle, il ginocchio destro e il collo. E mi fan male le chiappe. Sì, pure le chiappe.
E' come se avessi fatto festaccia ieri sera, come se mi fossi messo ubriaco fradicio, e ballato fino all'alba, e poi camminato per tornare a casa, e infine caduto incespicando per le scale del palazzo.
Invece ho solamente preso il volo di ritorno, lasciando Denver di mattina e arrivando a Parigi di mattina. Ben strani i fusi orari. Facendo due conti, ora son esattamente 24 ore che son sveglio, visto che sull'aereo non son riuscito a chiudere pressoché occhio. E i sintomi sono gli stessi di un apocalittico post-sbornia di quelli che van tanto di moda ad ottobre in Baviera.

giovedì, ottobre 14, 2010

Sport made in USA

E' davvero incredibile quanto sport passino in tivvù da queste parti. Ad ogni ora, su 50 canali della mega tele in camera, la metà trasmettono eventi, o riassunti di eventi, o anticipazioni di eventi, o gossip sugli eventi, sportivi. E di questi almeno la metà son costantemente incentrati sul football americano, quello sport in cui degli omoni imbardati come cavalieri medioevali si passano un pallone difettoso (perché dalla forma non proprio ferica) e poi corrono come matti, meglio se travolgendo tutti gli altri giocatori sulla propria rotta. E poi di certo non mancano il golf, le gare di auto su circuito ovale, l'NBA, il baseball, il wrestling...

Nel tragitto che va dall'ingresso alle sale dove è ospitata la conferenza, si passa accando al Fitness Center dell'albergo. Ha delle pareti in vetro, così che si può vedere all'interno tutto l'insieme degli strumenti. Da una parte c'è la sezione di aerobica, con una decina di tapis-roulant, cyclette e ellittiche, con televisori da cinquanta pollici sulla parete davanti. Dall'altra campeggia una vasta scelta di panche e macchinari vari. L'affluenza massima che mi è capitato di vedere è di 5/6 persone. Erano come dispersi su quei 150 metri quadri di palestra.

Due giorni fa, martedì, durante la pausa pranzo, son andato nella più vicina delle piscine pubbliche, a una decina di minuti a piedi dall'hotel, tra la 20esima e la Curtis (l'indirizzo è un dettaglio perfettamente inutile, ma fa molto made in iuessei). Ho pagato i miei cinque dollari e son entrato. Due cose mi han stupito: la prima è che era piccolina (scoprirò dopo essere di 20 yards, circa 18 metri), la seconda che era completamente deserta. E nell'oretta che son rimasto là, è arrivato un solo altro natante.
Ci son tornato poi ieri, prima di cena, e la situazione era la stessa: due persone in 5 corsie d'acqua.


(Considerazioni sparse sulla discrepanza tra lo sport "catodico" e lo sport praticato.)


Aggiornamento

Oggi , poco prima dell'ora di pranzo, son passato nei pressi di un "Athletic Center". Non ho potuto resistere e son entrato. Era disposto su più piani, con una grande open-space adibito a palestra al primo piano e una piscina, di 25 yards, sul secondo. (Io a naso avrei cercato di sistemare le due cose al contrario, ma è anche vero che non ne capisco molto di edilizia o tantomeno di architettura.)
Mi son finto interessato alla piscina e il mio nuovo-migliore-amico di quest'oggi mi ha spiegato tutto per bene, dettagliando orari, facendomi visitare gli spogliatoi e mostrandomi il listino prezzi. 15 $ per un ingresso giornaliero. E ci credo che poi c'è sola persona in acqua!

martedì, ottobre 12, 2010

Gente che se sta ad allargà (in senso figurato e non)

Non c'è che dire: sono strani questi Americani. E non è solo perché son cresciuto con abitudini diverse. No no, qui è diverso punto e basta. Un diverso in senso assoluto, non relativo. Anche se non son sicuro che si possa definire diverso senza avere un punto di confronto. Dettagli.

Una cosa che mi da un pochino fastidio è che son fin troppo amichevoli. Voglio dire, mi sta bene che l'autista del bus mi saluti con "Hi, how're you doing?" (Ciao, come va?) o "Hey, how is it going?" (Hey, come butta?). Ma dal receptionist dell'hotel mi aspettavo almeno un Buongiorno. E invece niente. E ci si saluta come amiconi di vecchia data pure al supermercato!

Nella città poi lo spazio, come si vede anche nei film, non manca. Stradone da almeno 4 corsie e marciapiedi larghi almeno 5 metri. E non sto scherzando. Ci passerebbe un Hummer comodamente dove ci sono due pedoni. In genere un turista e uno un po' svitato che parla o canta ad alta voce.

La temperatura varia tra i 10 e i 20°C. Non fa nè troppo freddo, né troppo caldo. Roba che con una camicia e un giubbotto di pelle si passa bene tutta la giornata. Ma per la strada si vedono un sacco di ragazze in infradito. Non capisco se perché per loro questa è una temperatura estiva (ma non direi vista la vicinanza di zone quasi desertiche) o perché troppo scazzate per indossare delle scarpe.

Poi da queste parti si sfondano di acqua. Cioè non solo di quella, anche la birra va forte, come dappertutto. Ma un bel bicchierone da mezzo litro d'acqua non manca mai a nessuno durante un pasto. E notare anche che l'acqua qui è molto dolce. Pare quasi che ci tirino zucchero a sacchi nell'acquedotto.

E alla fine son talmente spaventato di tutti questi hamburger, cheeseburger, turkeyburger, qualsiasicosatipassiinmenteburger che mangio un sacco di insalata!

giovedì, ottobre 07, 2010

Nuove frontiere della corsa

Devo dire che ero un po' teso, il weekend scorso, per via di un cambiamento nell'allenamento settimanale al Club. A partire dal mese di ottobre infatti, per tutto il resto dell'autunno e del successivo inverno, al lunedì ci sarebbero state delle uscite lunghe.

"Preparatevi a delle uscite più lunghe del solito - ci avevano avvisato i coach via email - e ricordatevi di portare una lampada frontale e delle scarpe da Trial se le avete."

Al che avevo iniziato a panicare un po'.
Una rapida tappa da Decà (perché Decathlon è troppo lungo per i francesi, che han la mania di abbreviare qualsiasi parola, come se non fosse ancora abbastanza difficile capirli) e avevo la mia lampada frontale. Per le scarpe decisi invece di aspettare e vedere se sarebbero state necessarie dopo le prime sortite.
La mia fida Petzl Tikka 2

E alla fine il lunedì sera, dopo il riscaldamento di rito allo stadio, siam partiti per le vie di Issy, abbiamo attraversato qualche stradina ancora piena di traffico dei lavoratori in rientro e ci siam addentrati nella foresta di Meudon.

All'inizio mi erano parse eccessive tutte quelle premure sulla luce e le scarpe, ma una volta dentro mi son dovuto ricredere. Il sentiero era sì ben tracciato, ma gli alberi tutto attorno erano piuttosto fitti e spuntavano qui e là, tra le foglie, delle radici o dei ceppi mozzi alti una decina di cm.
Qualche click nell'aria e le lampade iniziavano a far il loro lavoro, spazzando via l'oscurità davanti ai piedi e con essa gran parte dell'iniziale apprensione. E ho iniziato così ad apprezzare meglio l'uscita, in quell'ambiente inconsueto, quasi ovattato, senza il rumore di auto o clacson, ma solo il suono dei passi sulle foglie.

Corri tu che corro anch'io, siam rientrati dopo circa un'ora e tre quarti di sali e scendi nel bosco. E mi sentivo davvero bello crevé, ovvero scoppiato. Ma allo stesso tempo pervaso di una benefica sensazione di appagamento... tanto che già non vedo l'ora di tornarci in quella foresta!

venerdì, ottobre 01, 2010

C'è chi resta e c'è chi parte

Questa mattina girovagando per la rete, son finito su questo articolo: "Nessuno" in Patria, "qualcuno" altrove. Gli italiani se ne vanno. Di nascosto di Claudia Cucchiarato, che potete leggere qui.

Non è il primo, nè sarà l'ultimo sulla nuova generazione di emigranti italiani. Ogni due o tre mesi, ciclicamente, mi capita infatti di leggere pezzi simili, o quantomeno di parlarne, con amici, colleghi o conoscenti.
Questa volta però ci si chiedeva quanti sono in realtà gli italiani che si trovano all'estero, se sono iscritti all'AIRE (l'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero) e di raccontare brevemente la propria storia.

Vi invito a leggerne qualcuna, le trovate qui. Io l'ho fatto e in molte si legge lo sconforto, la tristezza, a volte la rabbia, per essersi dovuti trasferire così lontano per trovare un proprio spazio. Ma in molti brani traspare anche la determinazione a non voler scendere a compromessi sul proprio futuro, che porta ad accettare anche la lontananza dalla propria casa e i propri affetti.

Quella che segue invece è la storia che ho tirato giù io.

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Era febbraio 2009. Avevo conseguito da pochi giorni la laurea in Ingegneria Telematica presso il Politecnico di Torino. Ero entusiasta e soddisfatto di me stesso per il raggiungimento dell'importante traguardo, dopo anni di studio e di sacrifici, non solo da parte mia, ma anche della mia famiglia.
Ma le prospettive che si mi presentavano d'innanzi non erano altrettanto incoraggianti. Dopo alcuni colloqui presso le più note società di Consulenza Informatica, le uniche che sembrano interessarsi ai giovani neolaureati, decisi di cambiare strategia. Decisi di "guardami attorno" in un senso più ampio, volgendo lo sguardo anche oltre i confini del mio Paese se necessario. E fu così che trovai un posto come ricercatore presso un'Università di Parigi, dove in seguito iniziai un programma di dottorato.
Tutt'oggi non rinnego la mia scelta: ho un impiego che mi piace e mi dà grandi soddisfazioni, sono circondato da professori e colleghi competenti e disponibili, c'è un grande sostegno, sia a livello di finanziamenti per la ricerca che dal lato umano. Senza contare il contributo della città, una vera capitale Europea che mi ha permesso di aprire gli occhi anche "socialmente" parlando, grazie al contatto con persone provenienti da altri stati, con le loro differenti lingue, culture e tradizioni.
Un'esperienza che ha certamente cambiato e cambierà la mia vita, nella speranza di tornare, un giorno, nel mio Paese...

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Home is where your heart is.
(La casa è dove c'è il tuo cuore
)