sabato, gennaio 30, 2010

Day 321, Se

Rudyard Kipling
If

If you can keep your head when all about you
Are losing theirs and blaming it on you;
If you can trust yourself when all men doubt you,
But make allowance for their doubting too;
If you can wait and not be tired by waiting,
Or, being lied about, don't deal in lies,
Or, being hated, don't give way to hating,
And yet don't look too good, nor talk too wise;

If you can dream - and not make dreams your master;
If you can think - and not make thoughts your aim;
If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two impostors just the same;
If you can bear to hear the truth you've spoken
Twisted by knaves to make a trap for fools,
Or watch the things you gave your life to broken,
And stoop and build 'em up with wornout tools;

If you can make one heap of all your winnings
And risk it on one turn of pitch-and-toss,
And lose, and start again at your beginnings
And never breath a word about your loss;
If you can force your heart and nerve and sinew
To serve your turn long after they are gone,
And so hold on when there is nothing in you
Except the Will which says to them: "Hold on";

If you can talk with crowds and keep your virtue,
Or walk with kings - nor lose the common touch;
If neither foes nor loving friends can hurt you;
If all men count with you, but none too much;
If you can fill the unforgiving minute
With sixty seconds' worth of distance run -
Yours is the Earth and everything that's in it,
And - which is more - you'll be a Man my son!



Rudyard Kipling
Se


Se riesci a mantenere il controllo quando tutti intorno a te
Perdono la testa e dicono che è colpa tua;
Se mantieni la fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma se tieni anche conto dei loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
O, nella menzogna, non scendere a patti con le bugie,
O, nell'odio, non lasciartici trascinare,
E senza apparire troppo buono, nè fare il presuntuoso;

Se riesci a sognare - e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare - e a non fare delle parole la tua meta;
Se puoi incontrare il Trionfo e il Disastro
E trattare questi due impostori esattamente allo stesso modo;
Se riesci a sopportare che il peso della tua verità
Venga contorto da spregevoli per imbrogliare i più sciocchi,
O guardare le cose a cui hai donato la vita spezzarsi,
E piegarsi e ricostruirle con attrezzi sgangherati:

Se riesci a mettere insieme tutte le tue vittorie
E rischiarle in un colpo azzardato,
E perdere, e ricominciare dall'inizio
Senza mai accennare alle tue sconfitte;
Se riesci a dar forza al tuo cuore, ai nervi e alla tenacia
Quando è il tuo turno, dopo che gli altri hanno rinunciato,
E tieni duro quando non ti è rimasto nient'altro
Tranne la Volontà di dire: “Tieni duro”;

Se riesci a parlare alle folle e a mantenere la tua integrità,
O stare a fianco dei Re senza perdere la tua semplicità;
Se nè i nemici, nè gli amici più cari possono ferirti;
Se tutti contano su di te, ma nessuno oltre misura;
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
Con una corsa di sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto quello che esiste,
E - ancor più importante - sarai un Uomo, figlio mio!

Joseph Rudyard Kipling (1865 - 1936)

martedì, gennaio 26, 2010

Day 317, Run Forrest! Run!

Ah, la domenica. "Il giorno del Signore", sentivo dire quando ero piccolo. Il giorno del riposo dalle fatiche lavorative, da che mondo è mondo.
E' vero, ci si riposa la domenica. O almeno sono in tanti a farlo, nel caldo delle loro abitazioni d'inverno, o sdraiati sotto una pianta del parco sotto casa d'estate.
Sono in tanti a farlo, ne sono certo, ma non tutti.

Non c'è riposo per chi coltiva la passione bruciante verso uno sport. Una dedizione costante e tenace, quasi al limite dell'ossessione. Il sogno di spostare sempre un po' più avanti i propri limiti, per un miglioramento continuo.

Ecco, io una persona così ancora non l'ho conosciuta.
Perchè se mai l'avessi fatto so per certo che l'avrei scrutata con uno sguardo obliquo, quasi torvo, per capire se veramente ci crede così tanto in quel che fa, o se solamente ha perso cammin facendo il lume della ragione.

Conosco, d'altro canto, persone che sacrificano la domenica per far dello sport, questo sì. Anzi, ne faccio parte. Ma più della passione ciò che mi spinge a scegliere la domenica è semplicemente che negli altri giorni lavoro. E il sabato in genere dormo in modo vergognoso per ripigliarmi dai bagordi del tanto anelato venerdì sera. E faccio la spesa, una mastodontica spesa, di solito.

Ad ogni modo questa domenica ho provato un giro nuovo. Panoramico oserei dire. Panoramico e spacca-ginocchia, viste le condizioni in cui ero quando son arrivato. Ma questo poco importa, perché negli occhi ho ancora impressi gli scorci di una moltitudine di posti, piazze e palazzi a cui sono passato accanto.



So che dovrei elencarli tutti, ma ora, proprio ora, ho una pentola sul gas.
E sta suonando il telefono. E il citofono anche. Devo proprio scappare!
Magari la prossima volt...

lunedì, gennaio 25, 2010

venerdì, gennaio 22, 2010

Day 314, Una volta ero uno scriba

Si conclude oggi questa settimana anomala.
Anomala per il ritorno alle lezioni, è chiaro. Alla matematica, zeppa di quei geroglifici che all'inizio anche ti ci sforzi di capire, e ti rimbocchi le maniche, ma presto o tardi ti travolge implacabile.
Agli appunti, con una grafia che più passano gli anni e più stento a comprendere io stesso.
Alle slides, che se hanno più di tre concetti dentro non ci si raccapezza più, ma non tutti lo sanno.
Alle pause, che più si avvicinano e più ti ritrovi a fissare l'orologio, sperando invano che le lancette prendano a girare vorticosamente verso l'ora X.
Ai termos col thé, una pensata arguta, a cui io non sarei mai arrivato, e che si è rivelata un toccasana stando in quell'aula là, più fredda pure del corridoio.
E infine alle pennichelle pomeridiane, inevitabili con certe combinazioni particolari (ma poi neanche tanto) di cibi a pranzo e spiegazioni in aula.

Day 313, Still cycling

Strana la vita di chi sceglie la bici tutti i giorni, non sono ancora entrato molto bene nell'ottica, lo devo ammettere. Legarla, scegliere bene il percorso, attenzione al semaforo, ai pedoni, i sensi unici. Peggio di una giungla.
Non mi ci sono ancora abituato e anzi posso dire che non ho ancora neanche trovato la posizione giusta sulla mia stessa bici, a furia di sistemare, spostare, alzare manubrio e sella.

La mia bici, che a pensarci bene ho da almeno 12 anni.
Dodici, dico DODICI anni.

Li ho ricontati adesso, usando le dita della mia mano sinistra e l'indice della destra, perché non ci voglio credere. Dodici son tanti, ma li porta bene eh, lo devo ammettere. Un po' di ruggine qui e là, e manca anche un po' di vernice in certi punti del telaio. Ma li porta bene, sì.

Mmmm, certo che però son sempre dodici... ora inizio a capire perché fatico a trovarci la posizione giusta!

mercoledì, gennaio 20, 2010

Day 311, Back to school

Mai più pensavo che avrei sofferto così.
O meglio, avevo un vago sentore che non sarebbe stata esattamente una passeggiata, ma non è bastato.
Tornare sui banchi di lezione è stato un bel colpo.


E quelle che ne han sofferto di più son state le mie terga: le panche di legno erano decisamente più comode a Torino.

domenica, gennaio 17, 2010

Day 309, Basta poco

Una cena improvvisata, quattro amici e una bottiglia di genepy, per rendere una serata piacevole.

Il sole che fa capolino tra le nuvole posate sopra le case, dopo giorni giorni di griugiume, per iniziare bene una domenica.

Una canzone scelta in automatico dal lettore mp3 mentre me ne stavo con gli occhi chiusi, per sentire una brezza che mi circonda, calda di ricordi.

mercoledì, gennaio 13, 2010

Day 304, Passaggio del testimone

Basta, oggi mi son deciso. E' da quando son tornato in città che sento come avessi una pietra nella scarpa sinistra. Pensa che la prima volta che avvertii quella sensazione mi fermai anche a controllare. Ma non c'era nulla in realtà, e non c'è tutt'ora. Nessuna pietra, solo il dolore. Un po' sotto e un po' dentro. Si presenta all'inizio, da freddo, poi scompare. Poi riappare, verso la fine. Strano da predirsi.

Inutile stare a dire che non posso fermarmi ora con l'allenamento. Spero che il voltaren svolga il suo compito, io dal canto mio mi son deciso. E son andato a comprare un altro paio di scarpe.

Ironicamente è di nuovo periodo di saldi, come il 12 luglio, giorno in cui comprai quelle che ho ora. Quelle che mi hanno portato in giro all'inizio di questa avventura. Sette mesi son passati da allora. E 667 chilometri.

Non le tirerò comunque via, son nostalgico, e poi potrebbero tornar utili per giocare a ping-pong la prossima estate.
Per correre però da domani in poi userò queste:


Asics Gel-1150

lunedì, gennaio 11, 2010

Day 303, Chi meno spende

Fossi mai in vacanza a Parigi, non c'è dubbio che preferirei pagare piuttosto che sentirmi dire da un cicerone improvvisato: "Questa è la Tour Montparnasse, la più grande di Paris!"
Ero sul punto di gettarmi sotto una macchina in segno di protesta, ma non prima di aver indirizzato gli ignari (o ignoranti) visitatori verso l'altra tour...

E invece sabato pomeriggio, vagando per il museo di arte contemporanea al Palais de Tokyo ho visto per la prima volta questo quadro. Ora devo escogitare un modo per impossessarmene nottetempo.


Robert Delaunay - Eiffel Tower, 1909

giovedì, gennaio 07, 2010

Day 299, Anno nuovo, vita...?

Una lunga giornata quella di oggi, di quelle che mettono alla prova anche i più duri e navigati esploratori del vecchio continente.

Già non era partita così bene questa mattina, quando, fermo sul binario numero 2 della stazione sentivo annunciare dieci, passati poi a quindici e infine venti, minuti di ritardo per il mio treno. Erano le 6 e 42 circa. E già non partiva affatto bene.

Un viaggio di un'oretta in una carrozza, desertica perché fredda, ed ero a Torino. La mia persona, il mio zaino, la mia valigiona con le rotelle da rollerblade e la mia bicicletta a tracolla, completamente smontata e imballata a regola d'arte in un cartone griffato Unieuro. A Torino arrivavo in stazione ben 5, cinque, minuti prima della partenza del TGV, grazie ai ritardi accumulati sulla tratta. Grazie Trenitalia.
Grazie.
Grazie di cuore.
Grazie.
Non son mai troppi per te i ringraziamenti.

Sul treno ad alta velocità poi la bici ha trovato inaspettatamente un'agile sistemazione nei classici portabagagli supra i sedili dei passeggeri, tra gli sguardi curiosi degli altri viaggiatori a bordo e quelli più perplessi di coloro che occupavano i posti sottostanti. Ma tutto è andato per il verso giusto. Il mezzo non si è mosso di un centimetro ed è entrato in sordina in Gallia, senza alcun temuto diverbio coi controllori.

Approdati nella capitale francese, sono stati prontamente snobbati i taxi, e si è scelto per la più popolare Metro. Con io, il mio zaino, la mia valigia con le rotelle e la mia bici/tracolla.
Fortuna che il prode Gege è accorso in mio aiuto, trascinando la valigiona fin sotto casa, altrimenti non penso sarei ancora arrivato ora.

"Aaaah, quanto ci piace tribolare annoi!" (tribolare = faticare, possibilmente imprecando)

Il risultato però parla da solo, perché la mia bella bicicletta riposa ora nel ripostiglio, tutta bella rimontata e oliata di fresco. E assicurata al termosifone, perchè non si sa mai.

E ora è quasi ora di andare a dormire, e non è che abbia tutta questa voglia di scrivere. Ma lo voglio fare, lo devo fare, non solo per raccontare questo ultimo viaggio tumultuoso, ma anche per ripensare a queste vacanze passate a casa e ringraziare tutti coloro hanno reso vivo e intenso ogni singolo giorno che è trascorso. Perché non c'è n'è uno, uno solo, che rinnego e che vorrei cambiare.

E' stata più dura del solito ripartire. E mi fa pensare che forse non mi ci abituerò mai completamente.
Ma forse è proprio questo il significato della parola "casa".