Ho deciso di dare un piccolo (ma sostanziale, passatemi l'ossimoro) cambio di rotta. Che mi sia venuto in mente ieri, primo giorno dell'anno nuovo, è puramente casuale. Ma sarà così più facile ricordarsi la scadenza.
Personalmente ho sempre ritenuto la strategia del
volare basso una gran trovata. È molto simile a quella, molto conosciuta tra gli studenti di ogni età, "punta al 6, alla sufficienza, e quello che viene in più è tutto di guadagnato". Si fa un patto con sé stessi, poi ci si mette d'impegno, oppure mica tanto, e si spera nel meglio. Quando il dado è tratto, due scenari son possibili: un'insufficienza o un bel voto. Nel caso uno, dell'insufficienza, ci sarà un po' di amarezza. Ma in fondo chissenefrega: sei solo tu a saperlo, a dovertela smaltire, e nessuno verrà a sapere che ci tenevi. Nel caso due, se arriva un bell'8 per esempio: sarai contento, ti complimenterai e gioirai per la conquista. Ma è un sentimento effimero, che scompare non appena ti rendi conto che avresti potuto aspirare a meglio ancora.
Alcuni giorni fa ho assistito al discorso di un campione nazionale in carica, di cosa conta poco in questo contesto. Si riteneva molto soddisfatto per i risultati ottenuti e puntava alla riconferma nella prossima stagione. Il mio primo pensiero è stato: "Scemo, non stare lì a campar in aria promesse che non hai la certezza di mantenere, che se poi arrivi secondo ci rimetti la faccia!" Quello che ha fatto quella persona è l'esatto contrario del
volare basso, e mi ci è voluto un po' per capirne il senso. La sua strategia è infatti un "puntare al 10", eleggendo delle persone che han fiducia in lui (nel suo caso il pubblico e i suoi fans) a
giudici di questa scommessa. Questi giudici costituiranno una spinta in più nella prova finale, ma soprattutto durante i momenti di sconforto e scarsa motivazione durante la preparazione. Saranno coautori dell'impresa e con essi si dividerà sia l'amarezza, in caso di sconfitta, o la gioia, nel caso di riuscita. Una gioia che sarà quasi amplificata, perché non coinvolgerà una persona sola, bensì una moltitudine di altri sostenitori, amici, tifosi. Proprio come il ragazzo di
Into de wild insegna,
Happiness only real when shared (la felicità è reale solo quando è condivisa).
Tutta questa lunghissima introduzione per dire che voglio provare pure io questo cambio di tattica. Inizierò con un esercizio semplice, prefissandomi tre semplici obiettivi per il 2012: imparare una lingua nuova, praticare uno sport nuovo e imparare a ballar la salsa.
Ma andiamo con ordine con qualche precisazione. Di lingue nuove ce ne sono a bizzeffe (ne parlo e parlicchio 3 per ora: italiano, inglese e francese), il che mi lascia una scelta quasi infinita di nuovi idiomi. Ma di sicuro non partirò con una lingua troppo complicata o peggio parlata solo all'altro capo del globo. Sport mai praticati ce ne sono pure lì un mare, ché non mi son mai lanciato troppo a sperimentare, rifugiandomi nel "non son capace". Sulla salsa invece non si discute, semplicemente perché non mi ci vedo ballare nient'altro! Mi sembra una buona base di partenza ed ora che li ho resi pubblici, non mi resta che iniziare a lavorarci su. Rendez-vous tra 364 giorni per la mia piccola condivisione di amarezza o di gioia!