lunedì, aprile 13, 2009

Day 19, Ad alta voce

Non sono trascorse che tre settimane dal mio arrivo qui, nella grande capitale d'oltralpe, che già tiro giù conclusioni. Se infatti questi giorni non sono serviti ad apprendere il benchè minimo francese, sono stati importanti per imparare alcune cose su questa città e le persone che qui ci vivono. Me le sono appuntate e ho deciso di condividerle, in attesa di altre illuminazioni (di solito post-kebab).


Le strade sono tanto larghe, ampie e spaziose quanto gli interni delle case sono piccoli, stretti e angusti. La stanza che batte tutte è forse la cucina, con frigo, congelatore, forno, lavandino, dispensa, tostapane, cassettiera, cestino-della-spazzatura, microonde, cappa, forno-a-gas e piastra stivati in 3 metri quadrati. Quando va bene.
Quando entri in un qualsiasi negozio, ufficio, pub, bistro, tendone o concessionario non provare neanche a chiedere al tuo all'interlocutore se parla Inglese. Tranne rarissime eccezioni, la risposta è già nota a priori, e finisci solo con l'indispettirlo. Da matti.

C'è un metodo che usano gli autoctoni per riconoscere se chi sta parlando loro è francese o meno, oltre alla pronuncia. Se infatti il tono della voce usato è anche solo leggermente superiore a quello tipico piatto e un po' apatico della zona, sei spacciato.

La maggior parte degli uomini deve essere veramente tanto ricca. Anzi, ricca sfondata. Ricchissimissima. Altrimenti non ci si spiega proprio come certi scorfani possano avere al loro fianco donne sì belle.

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