giovedì, gennaio 07, 2010

Day 299, Anno nuovo, vita...?

Una lunga giornata quella di oggi, di quelle che mettono alla prova anche i più duri e navigati esploratori del vecchio continente.

Già non era partita così bene questa mattina, quando, fermo sul binario numero 2 della stazione sentivo annunciare dieci, passati poi a quindici e infine venti, minuti di ritardo per il mio treno. Erano le 6 e 42 circa. E già non partiva affatto bene.

Un viaggio di un'oretta in una carrozza, desertica perché fredda, ed ero a Torino. La mia persona, il mio zaino, la mia valigiona con le rotelle da rollerblade e la mia bicicletta a tracolla, completamente smontata e imballata a regola d'arte in un cartone griffato Unieuro. A Torino arrivavo in stazione ben 5, cinque, minuti prima della partenza del TGV, grazie ai ritardi accumulati sulla tratta. Grazie Trenitalia.
Grazie.
Grazie di cuore.
Grazie.
Non son mai troppi per te i ringraziamenti.

Sul treno ad alta velocità poi la bici ha trovato inaspettatamente un'agile sistemazione nei classici portabagagli supra i sedili dei passeggeri, tra gli sguardi curiosi degli altri viaggiatori a bordo e quelli più perplessi di coloro che occupavano i posti sottostanti. Ma tutto è andato per il verso giusto. Il mezzo non si è mosso di un centimetro ed è entrato in sordina in Gallia, senza alcun temuto diverbio coi controllori.

Approdati nella capitale francese, sono stati prontamente snobbati i taxi, e si è scelto per la più popolare Metro. Con io, il mio zaino, la mia valigia con le rotelle e la mia bici/tracolla.
Fortuna che il prode Gege è accorso in mio aiuto, trascinando la valigiona fin sotto casa, altrimenti non penso sarei ancora arrivato ora.

"Aaaah, quanto ci piace tribolare annoi!" (tribolare = faticare, possibilmente imprecando)

Il risultato però parla da solo, perché la mia bella bicicletta riposa ora nel ripostiglio, tutta bella rimontata e oliata di fresco. E assicurata al termosifone, perchè non si sa mai.

E ora è quasi ora di andare a dormire, e non è che abbia tutta questa voglia di scrivere. Ma lo voglio fare, lo devo fare, non solo per raccontare questo ultimo viaggio tumultuoso, ma anche per ripensare a queste vacanze passate a casa e ringraziare tutti coloro hanno reso vivo e intenso ogni singolo giorno che è trascorso. Perché non c'è n'è uno, uno solo, che rinnego e che vorrei cambiare.

E' stata più dura del solito ripartire. E mi fa pensare che forse non mi ci abituerò mai completamente.
Ma forse è proprio questo il significato della parola "casa".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un paese ci vuole, non fosse che per i gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. (Cesare Pavese)
Deste

Clod ha detto...

Eh, ne sapeva poi già a pacchi quel Cesare!

E la stessa citazione campeggia già al Day -1. ;)
http://piucipenso.blogspot.com/2009/03/day-1.html