giovedì, luglio 01, 2010

Nuotando nell'aria

Anzi, di sto periodo si boccheggia e basta. Neanche fa bisogno di agitare le braccia a crawl, per ritrovarsi malidi da capo a piedi.

Che già di notte, con più di diciassette gradi Celsius, la stanza pare una fornace zeppa di carbon vivo.
E mentre d'inverno il suono della sveglia è quanto di più sgradito al mondo, capace di strapparti dal tepore del piumone nel bel mezzo del più bel sogno, con la stagione estiva si tramuta in un canto di vittoria, che sembra quasi la campanella dell'ultimo giorno di scuola.
L'effetto rigenerante della doccia mattutina ha una durata media di venti secondi, o poco più.

Poi una volta in strada, in sella al mio fido destriero gommato verso Place d'Italie, puntuale mi sale lo spirito di competizione, quando vedo l'ignaro ciclista che mi sorpassa in discesa. E mi trovo così ad affrontare la salitella finale con un impeto e certe smorfie, ma non certo la velocità, degne del miglior Coppi.
Al lavoro si scopre infine che l'impianto di climatizzazione nuovo e già fuori uso dopo il primo giorno di utilizzo. Quando dalle grate del soffitto sono scese candide goccioline di condensa, fin sui nostri computer.

Ma qual è il perché di tutto questo sproloquio di quotidianità, sorge spontaneo chiedersi?

Semplice. Per dire che io vorrei, tenacemente, non parlare del caldo. Ma son evaporate tutte le altre idee.


Marlene Kuntz - Nuotando nell'aria

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